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5 BORGHI

 

5 borghetti storicamente in perenne guerra tra loro decidono di farsi giustizia a suon di... - di: Lola Fox 

 

 

Nella tranquilla provincia di Faenza il comune di Borghetti era, come al solito, in agitazione per una vecchia causa mai risolta: i 5 rioni da sempre reciprocamente in lotta campanilistica tra loro, erano davvero giunti al limite: se non si sarebbero infatti separati al più presto sarebbe davvero scoppiata una guerriglia civile. Le fazioni non si potevano proprio vedere tra loro e tutto per una antica usanza trasformatasi nel tempo in rivalità: tutti i cittadini per tradizione avevano il cognome che iniziava con la stessa lettera del nome del rione e in aggiunta, per rimarcare maggiormente il proprio campanilismo, con la stessa iniziale veniva dato anche il nome di battesimo. Questo pure ai figli. Da sempre. Marco Maestri non avrebbe mai e poi mai accettato di fidanzarsi e sposarsi con Federica Fanti: sarebbe stato uno scandalo. Infatti si fidanzò e sposò Martina Melandri e il figlio lo chiamarono Mauro. Idem per la Federica che sposatasi con Fabrizio Ferri chiamò la sua piccina, ovviamente Francesca. Chiamarla Patrizia sarebbe stata un onta !

 

Entrando in paese infatti trovavi i 5 rioni così nell’ordine suddivisi: Rione F, Rione M, Rione P, Rione D, e Rione C. Tutti gli abitanti del rione F avevano quindi cognomi e nomi che iniziavano tassativamente per F così come nell’M tutti si chiamavano con nomi e cognomi che iniziavano per M. E così via in tutti gli altri. Quindi a M si trovavano cittadini chiamati Marco Martini, Mauro Malaguti, Manuela Mingozzi, Milena Missiroli, Martino Manuzzi. Nel rione F invece vivevano i vari Federico Franceschini, Fabio Faletti, Franco Forni Fornaciari, Francesca Filopanti, ecc... E così anche negli altri borghi.

 

Solo che questa vecchia usanza era diventata un aberrante campanilismo che sconfinava in veri e propri atti di intolleranza rionale, ai limiti della violenza. Scazzottate tra ragazzi di borghi diversi e veri e propri odi reciprochi non potevano più essere sopportati. La situazione era giunta al limite. Addirittura le 5 squadre di calcio erano state tutte radiate dalla federazione dopo infiniti episodi di violenza allo stadio, unico e condiviso da 5 squadre che militavano in serie Q. No, serviva qualcosa di nuovo per stabilizzare la situazione. Il 30 Febbraio 2013 i cinque borghi si separarono legalmente, creando 5 distinti comuni: Borgo F, Borgo M, Borgo P, Borgo D e Borgo C. E finalmente smisero le lotte tra compaesani dato che ognuno stava nel proprio comune. Cioè non esattamente...

 

Si, certo, ora ognuno era per conto suo ma rimanevano sempre le invidie, gli asti, la rabbia verso gli abitanti dei comuni limitrofi, che sebbene politicamente e amministrativamente indipendenti, erano pur sempre distanti tra essi poche centinaia di metri. 5 comuni per circa 1000 abitanti. Sembrava una barzelletta. Ma nessuno osava più azzardare ripicche e vendette campanilistiche perché sui 5 paesi aveva iniziato a vigilare solerte la provincia con la sua severa polizia, da sempre in allerta per il clima teso che vigeva nella zona. E così non potendo passare di fatto alle vie illegali, per farsi giustizia contro le fazioni nemiche, le nuove amministrazioni locali iniziarono a studiare escamotage per fregare i rispettivi odiati vicini. La prima idea l’ebbe Fernando Fratti. Un’idea… “geniale”. L’uovo di Colombopps… ehm… scusate… non voglio innescare dissapori a Borgo F. Diciamo l’uomo di Folombo. Fristoforo Folombo.

 

Il sindaco di Borgo F, appunto Fernando Fratti, notò che i cittadini degli altri 4 paesi dovevano  transitare per il suo territorio al fine di andare a Faenza. “Se c’è una provinciale collegata a Borgo F è naturale che vada a Faenza. Non a caso! Ahahah..." si vantava spavaldo e gonzo. L’inganno era di piazzare un autovelox tarato a 35 km con un limite di velocità ufficiale di 40. Chi avrebbe fatto davvero meno di 40 Km/h transitando per il largo vialone centrale di Borgo F? Nessuno, ovvio. E così, una volta avvisati solo i propri concittadini, per non penalizzarli a causa dell’infame trucco, si sarebbe davvero potuto spillare fior di soldi ai bastardi nemici. E a chiunque altro. “Hihihi... ma come sono furbo” si vantava il Fratti.

 

Fu addirittura lui stesso a installare l’autovelox e mettersi di pattuglia per il primo agguato solo per il gusto, la libidine di primo cittadino, di fregare l’automobilista del borgo nemico. Agguato che puntualmente si verificò dopo poco quando una autovettura passò a 40 km/h per la grande via. Fernando annotò la targa e provvide subito alla notifica: il primo malcapitato fu Donato Destri, residente a Borgo D, che, appena si vide notificare la multa andò su tutte le furie. Prendere 400 € di multa poteva anche passare, ma vedersi una multa fatta in questa maniera proprio da un paese rivale, questo no. Non poteva passare: era una questione d’onore. Chi se ne fregava di 400 €? Ma l’onore no proprio. Senza scoraggiarsi andò dal suo sindaco, tale Davide Dallolio, esibendo i fatti e facendo una altrettanto sporca proposta. Infatti a D c’era solo una strada che portava all’ospedale intercomunale, una grande ASL che serviva mezza provincia. Se si fosse messo un autovelox lungo quella strada, magari tarato a 25 km/h si sarebbe potuto fregare i maledetti cittadini rivali. Ovviamente informando i propri.

 

Ma serviva un vigile perché nel piccolo paesino di D non c’era. No problem. Donato si propose come installatore volontario improvvisato (pur di fregare qualcuno era disposto a lavorare a-gratis) e vigile urbano ad interim, e anche esecutore delle notifiche per le multe. Il sindaco non gli parve vero: oltre che a racimolare un sacco di soldi si poteva anche fregare gli odiati nemici. Tanto, un sacco di gente andava all’ospedale, no?. E allora freghiamoli, 'sti malati, per diamine !E così si procedette alla sistemazione dell’apparato e alla sua messa in funzione effettiva. E il giorno dopo si aveva già la prima multa. Stavolta era toccato a Pietro Pasqualetti e sua moglie Paola Pascucci, residenti a P. Ottimo, avevano fottuto una famiglia nemica. Meglio di così... Ma quando il sindaco di P Paolo Poletti, seppe della cosa, capì che era tutto un inganno per spillare soldi agli altri, e si vendicò. Naturalmente con le stesse armi. Siccome a P c’era l’unico benzinaio della zona, pose un autovelox poco distante l’impianto, in modo da fregare tutti coloro che andavano a fare benzina. E lo tarò a 20 km/h, per essere sicuro di fare più multe.

 

Se non che a prendere la prima multa fu Carlo Calamandrei, sindaco di Borgo C, che, appena appresa la notizia, secondo voi che fece? A Borgo C c’era la stazione ferroviaria collegata sulla Firenze - Faenza - Ravenna e tutti i pendolari che andavano a lavorare al porto, o nelle industrie di ceramiche, si servivano del treno. Pertanto pose un autovelox a 400 metri dalla stazione, e lo tarò a... 15 km/h per essere sicurissimo di multare anche... le biciclette. Se non che le biciclette non avevano la targa. No problem. Si pose lui stesso nei paraggi pronto per fermare il primo trasgressore e multarlo, ciclista o meno: tal Mario Mileti, operaio navale al porto San Vitale di Ravenna. Fratello di Manuele Mileti sindaco di Borgo M. che appena saputo del fatto pose un autovelox davanti alle scuole elementari e medie del suo paese, le uniche nel raggio di 25 km. E lo tarò a... 5 km/h in modo da fare le multe anche ai bambini a piedi che correvano : “I bambini non devono correre, che poi cadono, che poi si fanno male, che poi la nostra squadra di calcio pulcini perde i derby che poi aumentano le spese sanitarie... Essi devono crescere sani ed educati a rispettare i limiti per la loro totale sicurezza”. E siccome nemmeno i pedoni hanno la targa, anche lui si mise nei paraggi e ad ogni pedone, ciclista, automobilista che superava i 5 km/h provvedeva di persona alla multa. Ma solo se appartenente ai 4 comuni rivali.

 

Come potete immaginare, nei 5 paesi si creò un putiferio incredibile perché i multati erano gli stessi multatori, e quindi il giro di soldi era ciclico. Uno pagava all’altro quello che incassava dall’altro ancora, via via in una infinita reciproca ruota: tutti facevano multe a tutti e i soldi che giravano erano sempre gli stessi. E siccome la cosa era cresciuta in maniera iperbolica, tutti gli abitanti dei 5 paesi erano impegnati in vigilanza e notificazioni di multe a terzi, che loro stessi prendevano da altri terzi: in pratica 5 paesi di soli vigili urbani improvvisati, impegnati a multare ed incassare i soldi che poi, reciprocamente pagavano ai nemici. Tutti che pagavano tutti, tutti che multavano tutti, tutti notificavano e incassavano da tutti, che pagavano, multavano, notificavano e incassavano da tutti. E i soldi erano sempre gli stessi !

 

FINCHÉ UN BRUTTO GIORNO...

 

Ma un bruttissimo giorno passò nei paraggi uno spiacevole personaggio, uno tostissimo, famosissimo con due palle così... un super automobilista, un super uomo, uno che ha fatto tutto, uno che nessuno mai avrebbe volto incontrare: non era Tyson, non era Superman, non era Mandrake, non era nemmeno SuperPippo. Quell’uomo era proprio lui, l'unico, il mitico Joe Rambo eroe di tanti film in cui aveva fatto il mazzo a un infinita quantità di nemici, combattenti, russi, poliziotti, e chi più ne ha più ne metta. Era in zona per andare a comperare del Sangiovese nei paraggi, e nemmeno a farlo apposta si prese prima una multa sulla Statale, poi una davanti alla scuola, un altra vicino all'ospedale, un altra ancora prima della stazione e l'ultima poco prima di fermarsi per fare benzina.

 

5 belle fotografie da 5 autovelox di ognuno dei 5  Borghetti: robe da matti! Quando le ricevette nella sua residenza di Bologna (Egli si era ritirato a vita privata dopo i suoi numerosi successi cinematografici e ultimamente aveva preso casa alle Cortycelles) Rambo non disse e non fece nulla. Non batté ciglio. Se non imbracciare il suo mitra e recarsi di persona da chi gli aveva comminato le multe. Aveva con se 5 cartucciere da scaricare, una per ogni multa. 250 colpi per ognuno dei 5 comuni: 1250 proiettili per 1 mitra. Era incazzatissimo. E quando Rambo s’incazza, raga... non ce n’è per nessuno. Per non sbagliare, partì seguendo l’ordine alfabetico: iniziò recandosi in stazione, a Borgo C dove scaricò l’intera 1° cartucciera sull’autovelox distruggendolo completamente, tra gli applausi degli abitanti degli altri 4 borghi. Rambo li guardò tutti minacciosi, soprattutto Davide Dallolio: corse infatti vicino all’ospedale smitragliando sull’autovelox di Borgo D. Gli altri cittadini lo seguirono per vedere la scena e poi lo osannarono intonando addirittura cori da stadio come a Napoli per Maradona.

 

Si girò verso Fernando Fratti, sindaco di Borgo F, che alla vista del mitra scappò. Rambo lo inseguì con fare sinistro fino alla statale per Faenza. Lì, scaricò 250 colpi sul baldacchino maledetto. E ovviamente tutti gli altri abitanti dei 4 borghi lo applaudirono a lungo. Ma non era finita, corse dietro ai figli di Mario Mileti: Monica e Manuele fino alla scuola e poi Ta-ta-ta-ta-ta… (vabbè non lo faccio 250 volte se no vi rompo le balle) sull’autovelox di Borgo M. Infine si diresse dal benzinaio e sbriciolò l’autovelox di Borgo P.

 

Esausto dal lavoro, gettò in mitra per terra, si girò per rientrare, incamminandosi nel totale silenzio verso l’auto. Ma tutta la folla lo osannò scoppiando in un tripudio e portandolo addirittura in trionfo. Arrivarono i primi giornalisti che a fatica poterono avvicinarlo per una sommaria intervista: “Signor Rambo... parli... cos’è ? Un altro Vietnam ? Ci dica, ci dica!”. Rambo li guardo sprezzanti, con fare buio e rabbioso e poi urlò al mondo: “Il Vietnam ? Il Vietnam non era nulla a confronto. Là, sapevi chi era l’amico, il bianco con cui combattere e chi il nemico, il giallo contro cui sparare. Questo invece è molto peggio del Vietnam perché combatti una guerra senza sapere chi è il nemico. Qua tutti se la mettono in culo reciprocamente. Ma in che paese di merda vivete ? Che paese è ? Dove siete tutti pronti a fregarvi a vicenda ? Io frego te, tu freghi lui e lui frega me ? Ma andate tutti quanti affanculo, io torno in Vietnam !”

 

 

 

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