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UNIT         : FOX ELECTRONICS 508-V01

CODENAME     : THE MONOLYTH

TIME UPDATING: 20.10.05 23.52 CET

CODENAME     : ANGELO AZZURRO

PAGE         : 051025

CHECKSUM     : OK

 

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ANGELO AZZURRO

Quello che mi piaceva di lei era la sua "frizzanteria", il suo essere peperina, quello di avere sempre la battuta pronta, quello di essere congenitamente sempre "su". Non era bellissima, non arrivava a 160 cm e ai 60 kg. ma non aveva problemi a dare il fatto suo alla gente invadente, come quella volta che prese per il cravattino un meccanico che rise quando lei gli chiese di cambiare i freni a disco della sua Fiat 126, l'unica in Italia ad avere, fuoriserie, tali freni. E non aveva problemi nemmeno a chiedere "Scusi ma, c'è da fidarsi ?" al maitre di un esclusivo ristorante bolognese, un posto dove suoni il campanello per entrare e mangi pesce solo se hai prenotato, quando il compassato e professionale signore in guanti bianchi le chiese se voleva dargli la sua pelliccia di visone costata diversi stipendi per metterla nel guardaroba.

Eh si, era fatta così... spudoratamente spontanea, oltre ogni limite e dannatamente piacevole per una persona come me amante dell'anticonformismo e della genuinità. Facevo la pipì contro una siepe ? No problem, poi la faceva anche lei. Per solidarietà. Per par condicio. In un modo o nell'altro. dietro la siepe o dietro la mia macchina a protezione dal traffico guardone.

Anche grazie ai miei suggerimenti, aveva iniziato ad apprezzare la femminilità fine a se stessa, dopo che tutti avevano preso a farle complimenti per quel look rinnovato, per quel seno cresciuto grazie ad un azzeccato reggiseno push up, per quelle belle gambe esibite con sensualità ma mai con volgarità. Mi seguiva in ogni mia attività. Lavoravo a tempo perso nelle discoteche e spesso lei mi faceva compagnia. E a me piaceva la sua presenza, il suo appoggio, l'essere condiviso in quel che facevo, sebbene spesso fossi fra cubiste e ballerine. Mai una storia, mai una menata, mai una scenata di gelosia, mai una "tommella": mi conosceva e sapeva quali erano i miei difetti e quali i miei pregi. Si, qualche volta litigavamo, ma poi tutto passava tra una risatina e una battutaccia, Era fatta così. Con lei ridevi. E a me piaceva ridere. Come si dice a Bologna "fer al cretèn" cioè fare il cretino, gigiuloneggiare, cazzeggiare, fare i vitelli, gli asini... ridere!

Poi un bel giorno la sentenza inappellabile di un equipe di medici è piovuta come quando ti cade in testa uno Shuttle. Con la differenza che uno Shuttle in testa, ti uccide in 1 secondo, mentre la sentenza dell'equipe di medici di uccide in un tempo sufficientemente lungo per macerarti dentro giorno per giorno sapendo che non hai più un futuro. E allora vivi così, senza uno scopo, senza una luce, senza una meta, senza il filo che conduce all'uscita, pensando solo a quanto ti rimane da vivere. A quale distanza sia davvero giunto il baratro, quel baratro che giorno dopo giorno si avvicina. Cioè, sei tu che ti avvicini a lui, scivolando giorno per giorno sempre più giù, sempre più giù, sempre più giù... e ogni giorno vedi sempre meno il sole, sempre meno, sempre meno, sempre meno meno....

Facevo finta di niente, la trattavo normalmente forse in maniera esigente, chiedendo a lei quella normalità che fisicamente non poteva più dare. Il mio comportamento era finalizzato esclusivamente a farla sentire "normale" e senza handicap. Non so se ho esagerato in questo, ma ammesso che sia, l'ho fatto solo a fin di bene, come a fin di bene erano le piccole divergenze, conseguenza del suo progressivo affaticamento che le causava una sempre maggiore difficoltà a fare le quotidiane cose di tutti i giorni.

Voglio tralasciare gli aneddoti relativi allo stadio terminale della sua malattia perché, a 8 anni dalla sua scomparsa, il solo benché minimo ricordo di quell'impietoso e tragico finale di una vita di 30 anni, mi fa annegare in un mare di lacrime. Una sorta di black out nella mia cronistoria, durato 6 mesi. 6 mesi che vorrei cancellare dai miei ricordi e sostituirli con 3 anni di felicità vissuti con lei. Ma la mia memoria non è resettabile a comando come quella di un computer, di conseguenza continuo a soffrire e ad amarla in un modo diverso, riservato, privato e geloso. L'eccezionalità di questo documento, che viola la mia privacy e la gelosia per i miei sentimenti, in questi frangenti, vuole essere una testimonianza di amore verso una persona più viva che mai nei miei ricordi. Uno strano e angosciante silenzio che dura da 8 anni e che durerà ancora per tutta la mia vita. Un silenzio impellente giunto dopo una tempesta che ha distrutto una parte di me. Un silenzio struggente che testimonia quanto amore e dolore ci sia dietro il ricordo. Un silenzio martellante che non mi da pace. Un silenzio che è peggio del peggior rumore, come la quiete dopo la tempesta: una quiete di morte.

Forse la mia razionalità non arriverà mai a capirne i perché. O forse lo capisco ricordando il prete del catechismo quando ci spiegava che Gesù è morto per salvare noi. Già... che voleva dire che Gesù è morto per salvare noi? Me? Un bambino di 9 anni?  Solo 30 anni dopo avrei capito quelle strane parole: io sono qua a combattere tutti i giorni con le gioie e i dolori della vita terrena e lei è... già chissà dov'è? Io la immagino sopra le nuvole nel cielo, come quando da ragazzini ci spiegavano che una persona scomparsa è andata in cielo e io immaginavo che prendesse l'aereo. A volte vorrei seguirla, solo per stare con lei e rivederla, ma subito dopo realizzo che il mio ruolo è qua a lavorare, a vivere incolonnato in quella mefitica tangenziale di merda, a vivere le mille angosce quotidiane suddivise tra fotografi urbani che cercano la mia patente,  lo stare in apnea dalle micro polveri PM10 e dal vomitare Berlusconi, i suoi compagni di merende e gli altri 950 poco onorevoli mangia quattrini. Ma inesorabilmente mi ritrovo a piangerla. Non so se è una prova da superare o una punizione da scontare. Sta di fatto che è così e basta.

Ma io lo so, che un giorno ci rincontreremo. Come i Pink Floyd in Vera Lynn: "Qualcun'altro si ricorda di Vera Lynn ? Io ricordo che lei disse che ci saremmo incontrati ancora, in un giorno di sole. Vera ! Vera ! Che ne è stato di te ? C'è qualcun altro qua che si sente come me?"

Non so se sarà un giorno di sole, non so se sarà tra 1 giorno o tra 1 secolo. Vivo per questo anche se ciò è un paradosso. Per il momento continuo a sognarla, e la rarità di questo evento conferisce prestigio e valore. Quelle poche volte infatti, era sempre bella e gioiosa come i primi tempi, come se il mio inconscio abbia voluto cancellare i secondi tempi. Ma il film non può finire al secondo tempo e io aspetto.

Altre persone sono passate nella mia vita sentimentale. Sarà strano ma in quei periodi in cui non ero single mi sentivo come se avessi amato contemporaneamente 2 persone. Sebbene l'amore sia sempre amore, erano 2 amori diversi, contraddistinti da significati completamente diversi. Eh già, l'amore vivente è ben diverso dall'amore giacente. Ma l'amore giacente è molto più una devozione, un legame inscindibile verso una situazione congelatasi in un frangente e catalizzatasi nel tempo. Chissà se sia davvero tutto questo a conferirmi quel senso di protezione che percepisco dietro le spalle. Chissà se davvero anche io in questi 8 anni ho il mio Angelo Custode. Mi piace pensare che sia così.

Che strano, da bambino quando ci parlavano degli angeli io mi chiedevo: "Mah... chissà cosa sono questi Angeli... uominidonne con le ali... boh... storielle... saranno storielle... e poi... come può una persona volare ? Boh...". Oggi capisco. Oggi attribuisco finalmente il giusto significato a quelle strane entità che da bambino non comprendevo. Un Angelo Azzurro, come il colore di questi caratteri e come il suo colore preferito, o un angelo rosso come la rosa, il suo fiore preferito. Un altra cosa che mi è rimasta di lei.

E quindi è tra questi concetti in bilico tra filosofia e dramma che continuo a vivere la vita. Continuo a navigare in cerca di un approdo di riferimento, un faro che sappia dare il giusto orientamento alla mia rotta un po' incerta e senza una mappa che mi dica dove davvero andare a parare. La navigazione in solitaria senza un faro non è facile. Ecco... io navigo così... tra la solitudine e l'angoscia dei ricordi. Ma forse va bene così... Chissà...

Ma lei lo sa ! Eccome se lo sa...

LOLA FOX - 20.10.05

 

 

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